
CINE&PIZZA: ANCORA RISATE IL 26 FEBBRAIO CON ‘CI STA UN FRANCESE, UN INGLESE E UN NAPOLETANO’
22 Febbraio 2010Hits: 168
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Stavolta si ride con la commedia italiana e napoletana
26 FEBBRAIO 2010 ore 20,00
CI STA UN FRANCESE, UN INGLESE E UN NAPOLETANO
Nel buio della notte, in un campo profughi di un paese mediorientale, tre militari – un inglese, un francese e un napoletano – si apprestano a sorteggiare chi di loro si dovrà impegnare in una delicata missione di salvataggio. La sorte – dea capricciosa e meschina – sceglie il napoletano Salvatore e lo trasforma nell’eroe che, per salvare la vita ad una ragazza incinta abbandonata da un tenente inglese disperso o fuggito, dovrà portarla prima all’altare e poi in Italia, a casa propria. Un gesto umanitario, un matrimonio pro-forma, certo, ma anche una convivenza forzata che getta su tutte le furie la decennale fidanzata di Salvatore, Nunzia detta Noemi.
La straordinaria bellezza della sposa straniera (Majena alias Elian Khan), l’interesse del cugino Enzino (Biagio Izzo) e l’intrusione del francese Jean André, che si mette a far la corte a Noemi, complicano all’inverosimile il compito del povero Salvatore, costringendolo, anche dopo essersi spogliato della divisa, ad affrontare una vera e propria missione impossibile.
Trasposizione sul grande schermo dell’omonima pièce teatrale, Ci sta un francese, un inglese e un napoletano si avvia come l’incipit di una barzelletta ma solleva, strada facendo, un polverone di equivoci e girotondi comici, sullo sfondo della tragedia delle tragedie: la guerra. Al centro, nell’occhio del ciclone, l’autore e attore Eduardo Tartaglia, nel ruolo del tapino dal cuore grande, affiancato dalla compagna di vita e di scena Veronica Mazza, che ritaglia per sé, con apprezzabile auto-ironia, la parte della fidanzata beffata.
L’atmosfera partenopea chiama l’esagerazione, dei modi e dei toni, ma la commedia si mantiene su un registro estraneo alla volgarità e ha la grande virtù di non ambire a traguardi impossibili, misurandosi sui propri limiti. L’impianto resta fortemente teatrale, la Napoli messa in scena è quella della cartolina turistica (ad uso di Majena, dunque giustificato) o della dimensione domestica, all’interno della quale si scatena la tradizionale ingerenza della famiglia nel privato di una coppia (qui già allargata forzatamente ad insolito ed involontario triangolo). Ogni finezza cinematografica è estranea, ignota.
L’aspetto più prezioso del film s’individua facilmente nei duetti tra Tartaglia e la Mazza, entrambi grandi interpreti, capaci di muoversi su registri diversi, dal farsesco al patetico, dal melodrammatico al romantico, anche all’interno della stessa sequenza.
Ai pochi mezzi produttivi supplisce l’evidente divertimento del cast, che si trasmette allo spettatore.
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