
5 dicembre, un grande appuntamento: Anna Foa presenta il suo libro sul Ghetto di Roma
20 Novembre 2014Hits: 28
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Per la Stagione Culturale 2014-15, con il Patrocinio del Comune di Marino vi presentiamo un evento straordinario che ci fa davvero piacere ospitare a Punto a Capo Onlus. Quest’anno vi stiamo regalando grandi nomi del palcoscenico prima e ora della Storia e della Letteratura.
Anna Foa, infatti, verrà ad aprire gli incontri letterari LIBRANDO…CI con il suo ultimo libro PORTICO D’OTTAVIA 13.
VENERDI’ 5 DICEMBRE alle ore 17,30
INGRESSO GRATUITO
Una presenza preziosa quella della Foa, già professoressa di Storia Moderna de La Sapienza, figlia del grande Vittorio Foa, discendente quindi di una delle famiglie ebraiche che più hanno contribuito alla storia civile e politica dell’Italia contemporanea, la storica Anna Foa è, tra le altre cose, tra i massimi esperti delle relazioni tra Chiesa cattolica ed ebraismo.
e una storia che emoziona, che personalmente ho letto in 4 ore, incapace di abbandonare i destini delle famiglie che vivevano nella Casa al Portico D’Ottavia, 13, la stessa Casa in cui la stessa Foa ha vissuto per tanti anni e che ha accompagnato la storia di Roma e del Ghetto dall’epoca romana ad oggi.
Un dipinto nitido e toccante della vita quotidiana prima, durante e dopo quel 16 ottobre del 1943, attraverso i destini degli uomini, delle donne e dei bambini che lì vivevano, che calpestavano ogni giorno quelle scale, occupavano di chiacchiere i ballatoi, animavano il povero cortile di giochi, voci e risa. E attraverso loro, la vita del Ghetto, di Roma città aperta, dell’occupazione tedesca, delle squadracce fasciste, delle spie ebree che denunciavano i propri correligionari, della solidarietà dei vicini non ebrei, dei conventi, delle parrocchie. Tante storie in una, quella di Anna, che alla fine, dopo tanto girarci intorno, a quella Casa è stata chiamata anch’essa, ma che ha saputo delinearne la storia solo dopo averla lasciata. Come se la Casa stessa non volesse farsi dimenticare, con il suo carico di vite, storie, emozioni, personaggi.
Un libro, tante emozioni, è il caso di dire. La presentazione avverrà sottoforma di intervista e sarà preceduto da un interessante documentario dell’Istituto Luce che fa vedere il Ghetto nel ’48, subito dopo la Guerra e sarà poi accompagnato da alcune immagini e testimonianze riprese da Sergio Zavoli per RaiStoria. Ci sarà anche una lettura di un brano del libro a cura di Sauro Rossini.
In più, al pubblico sarà data la possibilità di partecipare e fare domande ad Anna Foa.
VI ASPETTIAMO!
SCHEDA DEL LIBRO:
Anna Foa è una studiosa dell’età moderna che ha da poco lasciato l’insegnamento presso la Facoltà di Lettere della Sapienza di Roma. Specialista di storia della cultura, storia della mentalità e storia ebraica, ha dedicato lavori significativi agli eretici nello Stato della Chiesa, alla figura di Giordano Bruno e alle vicende degli ebrei europei dal Trecento all’Ottocento. Quest’ultimo filone d’indagine la ha poi portata a inoltrarsi ancor più nell’età contemporanea con una storia “globale” degli ebrei tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del secolo scorso (Diaspora. Storia degli ebrei nel Novecento, Laterza, Roma-Bari 2009). È infine co-autrice, insieme ad Anna Bravo e Lucetta Scaraffia, di un manuale di storia per le scuole superiori (I nuovi fili della memoria. Uomini e donne della storia, Laterza, Roma-Bari 2003).
Con Portico d’Ottavia 13 Foa prosegue le proprie incursioni in ambito contemporaneistico, questa volta prendendo in esame la persecuzione subita dagli ebrei romani durante l’occupazione tedesca della città tra il settembre 1943 e il giugno 1944. Si tratta di un tema che è stato ampiamente esplorato dalla storiografia – soprattutto per quello che può esserne considerato l’evento cardine, ovvero il rastrellamento del 16 ottobre 1943 – ma che l’autrice affronta da una prospettiva inedita.
La novità è rappresentata dalla scelta di concentrare l’attenzione su un singolo edificio: un antico fabbricato di abitazione situato appunto in via del Portico d’Ottavia al civico 13, nel cuore del centro storico, proprio al confine di quello che fino al 1870 era stato il ghetto di Roma. Un edificio che nel 1943 era abitato interamente da ebrei, con l’unica parziale eccezione di un falegname che aveva una bottega al pianterreno. Un edificio affascinante e misterioso, dalla struttura interna molto articolata, con logge e un cortile colonnato, con percorsi intricati e un’alternanza tra spazi angusti e improvvise aperture. Un edificio, tra l’altro, cui l’autrice è legata sul piano personale, avendovi vissuto per dodici anni.
C’è dunque anche una spinta autobiografica alla radice del libro, che narra con trasporto le vicende della «Casa» (l’edificio è indicato con questo nome comune) e dei suoi abitanti durante i nove mesi dell’occupazione tedesca. Il racconto si snoda attraverso nove agili capitoli che seguono un andamento cronologico a partire dal rastrellamento del 16 ottobre ’43 – durante il quale nella Casa furono arrestate 35 persone – fino ai processi intentati nel dopoguerra per collaborazionismo con i tedeschi e sequestro di beni o di persona.
Rispetto al 16 ottobre, emerge l’importanza delle scelte e delle iniziative personali ma anche tutto il peso delle circostanze fortuite che portarono alcuni a salvarsi dalla deportazione e altri a essere inghiottiti dalla macchina di morte dei campi di sterminio nazisti. Così, se molti uomini riuscirono a fuggire dalle finestre o dai tetti, venne invece catturata una donna incinta che, pur essendo sfollata in provincia, in quei giorni era tornata a Roma per partorire; stessa sorte per un’altra donna che, insieme ai figli, si era fermata a dormire dai parenti; ma vi fu anche chi sfuggì alla cattura grazie al fatto di essere uscito presto di casa per andare a fare la fila per le agognate sigarette.